Animali

Qual’è la specie più a rischio di estinzione?

E’ una domanda difficile a cui rispondere. Nel 2015, nelle sale cinematografiche, è uscito un film documentario sull’argomento, Racing Extinction, diretto da Louie Psihoyos, secondo il quale, se gli uomini continuano ad inquinare e cacciare in maniera sconsiderata alcune specie, tra cento anni metà delle razze di animali ora presenti sul pianeta saranno estinte. Nel documentario, si è parlato soprattutto del pericolo che corrono gli squali e le mante, ma qual’è la specie più in pericolo, ora?

Cosa s’intende per “specie a rischio di estinzione”

Quando si parla di una specie, animale o vegetale, che rischia di estinguersi, per via di un fenomeno biologico. Per stabilire in che misura, una specie sta scomparendo, si deve considerare il numero degli esemplari rimasti in rapporto numero di anni in cui essa è presente sul pianeta.

Secondo la IUNC (Unione Internazionale per la Conserva della Natura), sono a rischio di estinzione:

  • ¼ dei mammiferi presenti sul pianeta;
  • 1/8 degli uccelli, sopratutto in alcuni paesi del Sudamerica o dell’Asia;
  • il 30 % dei pesci;
  • il 25 % dei rettili;
  • il 20 % degli anfibi.

Gli animali più a rischio

I dati sopracitati non sono certo incoraggianti, ed è terribile pensare che di una specie possano rimanere soltanto dei resti, conservati in un museo di storia naturale, in una fotografia o in una qualunque registrazione.

Fare delle vere e proprie stime è difficile, ma tra gli animali che tutti conoscono, le specie più a rischio sono:

  • le tigri, di cui esisteranno ancora all’incirca 3000 esemplari, di quattro specie;
  • l’elefante di Sumatra, specie protetta d’Indonesia, ma comunque in calo;
  • la saola, una specie di antilope, dall’aspetto curioso, i cui pochi esemplari vivono in Vietnam o a Laos;
  • l’orso polare, che rischia di sparire soprattutto per via dello scioglimento dei ghiacciai;
  • la balena franca nordatlantica, una delle specie più a rischio, i cui esemplari, nell’ultimo secolo, sono stati cacciati per ricavarne soprattutto del cibo;
  • la tartaruga a liuto, che è tra le più grandi al mondo, e di cui ne saranno rimaste sulle 20,000;
  • la salamadra gigante cinese, una degli anfibi più grandi sul pianeta, cacciato soprattutto come cibo.

Quanto è a rischio l’uomo?

Quelle citate sono alcune delle specie in pericolo, e viene spontaneo domandarsi: quanto è in pericolo l’uomo? Mauro Corona, ne La fine del mondo storto, alla fine afferma che “L’uomo sarà l’unico essere vivente ad autoestinguersi per imbecillità”, e non gli si può dare tutti i torti. Anche Italo Svevo, ne La coscienza di Zeno, nel suo finale, si poteva trovare la premonizione di un ordigno, creato dall’uomo, che avrebbe messo fine alla vita sulla Terra.

Gli esseri umani, infatti, non stanno causando con il loro comportamento la fine di specie animali e vegetali, ma anche la loro. Basta pensare ai conflitti in Africa e in Medio Oriente, che spingono migliaia di persone a migrare sulle coste dell’Europa. Per non parlare del consumismo sproporzionato di alimenti che alla fine vengono gettati, oppure all’inquinamento che provocano le fabbriche.

E’ difficile definirci la specie più intelligente sul pianeta, visto come trattiamo il mondo in cui viviamo, e se è vero che metà degli animali presenti sulla vita si estingueranno entro un secolo, proseguendo in questa direzione, è difficile credere che la razza umana possa sopravvivere per più di altri duecento o trecento anni.

Per questo, ambientalisti e studiosi cercano di sensibilizzare le nuove generazioni con filmati o campagne, oppure con sit-in di protesta, ma sono i politici che dovrebbero prendere in mano la situazione, ma non riescono, o non vogliono, nemmeno a risolvere le questioni più “umane”, figuriamoci quelle ambientali!