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Loki: storia e descrizione del dio norreno del caos

Loki, anche chiamato Loptr, è conosciuto come il Dio dell’astuzia e degli inganni, inventore di molte tecniche per le quali utilizzava il suo infinito ingegno, ed è stato da sempre accomunato ad altre divinità che hanno il ruolo dell’imbroglione di turno, ma anche di antagonista. Infatti questo Dio era una figura molto ambivalente: in alcuni miti norreni è compagno di Odino e Thor (loro stessi, molto spesso, si cavano di impaccio grazie alle sue doti psicologiche); in altri ancora Loki è il dio che genera il caos e quindi crea scompiglio nell’ordine cosmico, un impostore pericoloso e maligno, il cui unico scopo è quello di architettare congiure senza mai agire di persona. Ma andiamo a scovare meglio le origini e le caratteristiche di questo Dio.

Uno sguardo generale

Quando si parla di Loki si può solo pensare alla sua centralità fondamentale nei miti norreni; difatti che occupa sempre un ruolo per cui la maggior parte dei racconti non avrebbero senso né sviluppo se non vi fosse il suo zampino. Fa parte della triade èdivina che crea l’umanità ed è grazie a lui che tutti gli dei ottengono i loro strumenti più preziosi. Nella Loka Tattur, una ballata di origine norvegese, Loki viene descritto come benevolo, un dio aiuta gli uomini piuttosto che gli stessi simili, al contrario gli altri scritti, come ad esempio alcuni componimenti dell’Edda, che lo descrivono come un’entità maligna e padre di creature mostruose. In effetti non si è mai capito quale fosse il carattere di questo dio norreno: non è solo un personaggio molto ambiguo che funge da punto di contatto fra gli dèi e le altre entità che fanno parte dei miti vichinghi, ed è solo questo tramite che entrambe le parti ottengono tutto ciò di cui hanno bisogno.

Un dio ambiguo

Il nome Loki si collega direttamente all’elemento fuoco, specialmente alla fiamma (altri studiosi della mitologia lo associano invece all’aria), che a sua volta possiede legame significativo e ambivalente da una parte con ciò che riguarda la civiltà, il focolare domestico, la forgiatura delle armi, mentre dall’altra il fuoco è simbolo di distruzione, il caos generato dagli incendi e la guerra, i conflitti bellicosi in cui era spesso usato l’arma principale. Pur facendo parte della schiera degli Asi, ha parentele al tempo stesso con i giganti, che simboleggiano caos, per cui agisce per conto di entrambi, senza sentirsi parte veramente di nessuno dei due, e quindi un personaggio a sé. Loki è figlio del gigante Farbauti (fulmine) e della dea Laufey (isola di foglie), dunque, in maniera del tutto allegorica, possiamo dire che l’unione tra questi due ha dato vita al fuoco. Per mettere al mondo la sua progenie mangiò il cuore di Angrboða (una gigantessa, “presagio del male”), e grazie a questo pasto diede vita a vari esseri mostruosi come il lupo Fenrir (simbolo della distruzione dell’ordine divino), ma anche il serpente di Miðgarðr (“essere infinitamente potente”) che nel Ragnarok verrà distrutto dal “nipote” Thor. Unendosi alla dea Sygin (simbolo di fedeltà coniugale, come lo fu Era per gli dèi greci), invece, generò esseri benevoli come Narfi e Vali.