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L’infinito: testo, parafrasi e significato della poesia di Giacomo Leopardi

Questa poesia è certamente una delle più famose conosciuta dagli italiani, ma anche se chiediamo a qualche straniero la saprebbe riconoscere. In questo articolo si analizzerà il testo della poesia “L’infinito” di Giacomo Leopardi, noto a tutti gli studenti e gli studiosi come l’iniziatore del pessimismo cosmico.

L’infinito – Giacomo Leopardi

Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo; ove per poco
Il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s’annega il pensier mio:
e il naufragar m’è dolce in questo mare.

Parafrasi

Ho sempre amato questo colle solitario,
e questa siepe che impedisce al mio sguardo
di scorgere la totalità dell’orizzonte estremo.
Quando mi siedo qui e guardo,
inizio ad immaginarmi spazi sterminati
al di là di questa ed il mio cuore
viene pervaso di paura quando non sento altro che
silenzio sovrumano e profonda pace.
Non appena sento il fruscio degli alberi
accarezzati dal vento paragono questo suono
a quel silenzio infinito: d’improvviso nella mia mente
affiora l’eternità, tutte le ere ormai trascorse
e anche quelle presenti e vive con la sua voce.
Così il mio pensiero è sommerso in questa immensità,
ed è dolce per me inabissarmi in questo mare.

Significato

La lirica leopardiana di questa composizione poetica è formata da 15 endecasillabi in versi sciolti, e fa parte dell’insieme di scritti pubblicati dall’autore nel 1826 con il titolo complessivo Idilli e detiene la dodicesima posizione della sezione “Canti”. L’infinito descritto nella lirica è semplicemente un perfetto ed equilibrato incontro di sensazioni, emozioni e riflessioni; il colle solitario, la siepe, il vento e il fruscìo delle foglie, rappresentano ciò che permette all’immaginazione del poeta e di chiunque legga, di peregrinare attraverso indeterminati luoghi e spazi finché non giunge a provare infinite emozioni di qualunque tipo, negative e positive. La parola iniziale “sempre” ha il preciso scopo di tramandare ricordi e sensazioni in un tempo, appunto, infinito e indefinito della propria esistenza. Il paesaggio però contiene già due elementi determinanti, cioè l’ermo colle e la siepe, che portano lo sguardo del lettore verso l’orizzonte, che non rappresenta un limite ma un’illusione ottica raggiungibile solo con lo sforzo immaginativo. Ciò sarebbe a dire che l’infinito deve essere ancora conquistato tramite questo potere della mente. Definendo lo spazio come la totate assenza di qualcosa, neanche il silenzio esiste nella sua forma più assoluta e la quiete è determinabile in modo soggettivo. Come si può vedere da questa lirica, il poeta vive un momento di estrema solitudine oltre che un desiderio di conquista dell’immensità.